Villa Cagnola è stata il buen retiro di tanti cardinali, vescovi aristocratici e oggi ospita la sede dell’Istituto Superiore di Studi Religiosi e la Fondazione ambrosiana Paolo VI.
La villa è aperta a chiunque voglia trascorrere una vacanza e ospita regolarmente convegni su temi religiosi, meeting e eventi aziendali, anche grazie alla splendida vista panoramica sul lago di Varese e l’arco prealpino e alpino, su cui troneggia l’imponente Monte Rosa.
Il parco della villa raccorda il piano alto su cui è situata con l’ampia vallata sottostante, grazie a una struttura che ne esalta gli aspetti scenografici. Il nome della villa prende spunto dalla risistemazione che ne fece Carlo Cagnola, il politico di fine Ottocento che nel 1860 creò le aiuole del giardino all’italiana e lo impostò alla maniera dei grandi parchi romantici, con lunghi viali per suggestive passeggiate immersi nella natura.
In sintonia con la moda del XIX secolo che introdusse numerose specie esotiche e favorì il collezionismo botanico, nonché la moda di nuove progettazioni paesaggistiche per le dimore di vacanza e delizia, anche a Villa Cagnola è possibile ammirare esemplari arborei monumentali e maestosi, nonché essenze pregiate come un gigantesco Cedro del Libano, la Sophora japonica, i cedri dell’Himalaya e d’Atlante, il maestoso gruppo di Liriodendron Tulipifera meglio conosciuto come albero dei tulipani, oltre a magnolie, platani, faggi, aceri giapponesi, querce rosse, Chamaecyparis, Calocedri, pini e sequoie, Liriodendri, Liquidambar della costa atlantica statunitense, le Querce americane, i maestosi Faggi, il gruppo di Fagus penduli, gli Aceri americani e giapponesi.
Il giardino all’italiana è invece situato sull’ampia terrazza che si sviluppa lungo la facciata della Villa, da cui godere una delle più significative visuali panoramiche a 360 gradi, attorno ad un perimetro di una balaustra lapidea, suddiviso in 8 aiuole regolari contornate da siepi in forma di bosso, con una vasca centrale e zampilli d’acqua.
Il luogo ideale dove recitare i versi di Ungaretti: “Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia”. Oppure: “Dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo, mi riconosco immagine passeggera presa in un giro immortale”.
Marco Sandrini, Chief Landscape Designer di Sandrini Green Architecture