La banca più importante del mondo è quella dei semi, lo “Svalbard Global Seed Vault”, un deposito che salverebbe l’umanità in caso di una perdita botanica accidentale del patrimonio genetico tradizionale delle sementi del nostro pianeta. Si trova vicino alla cittadina di Longyearbyen nell’isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord, e contiene la maggior parte delle 21 colture più importanti della Terra, quali riso, mais, frumento, le patate, le mele, la manioca, il taro e la noce di cocco, con le loro varietà, in modo da garantire la diversità genetica.
Ora è nato in Scandinavia un giardino altrettanto ambizioso perché sembra realizzare il sogno di Linneo, il botanico e naturalista svedese che ha classificato scientificamente gli organismi viventi: nella regione detta Småland, in un’oasi naturale circondata dall’acqua del lago Möckeln, tra i boschi di Möckelsnäs, in Svezia, la patria di Linneo appunto, è rinato un meraviglioso giardino botanico proprio dove il naturalista aveva raggruppato le varie sementi raccolte in ogni Paese che aveva visitato.
Il motto di Linneo, nato nel 1707 nel villaggio di Råshult, “Innocue vivito numen adest”, cioè “Vivi con innocenza, Dio è vicino” ripreso dall’Ars amatoria di Ovidio, campeggia sul fronte dell’edificio centrale del giardino, l’Orangery, la limonaia costruita in sua memoria, e dove vengono custodite più di 800 piante con il metodo “Linnaeus Systema Naturae” come il titolo del suo famoso libro. Cioè suddivise anche in base alle loro caratteristiche climatiche: il mirto, il prugno, l’albicocco, il gelso e il melograno, insieme all’aloe, il fiore della passione, l’ananas e le piante grasse, in una convivenza armonica tra specie diverse che sembra prefigurare ante litteram la contemporanea integrazione tra popoli.
La limonaia è una copia esatta nella superficie e nell’architettura dell’originale: lì Linneo ricoverava le piante che non avrebbero potuto sopravvivere ai rigidi inverni svedesi, anche grazie all’acqua calda che scorreva nei tubi sotto il pavimento. Tantissime le qualità di gerani, i suoi prediletti. I vialetti in ghiaia del giardino ospitano regolarmente giovani interpreti per mini concerti di musica classica, il tutto sotto la direzione della capa giardiniera Eva Lennartsson.
Il giardino botanico dell’università Uppsala è il più antico di Svezia, steso per la prima volta nel 1655 da Olof Rudbeck il vecchio, professore di medicina. Nel 1741 Carl Linnaeus diventò il responsabile del giardino che da anni era in stato di abbandono e fu nominato professore di medicina (nella sua vita professionale si interessò molto alla cura della sifilide). È qui dove Linneo piantò le sementi raccolte nei suoi viaggi, in Lapponia ad esempio, tour fondamentali per catalogare piante e fiori e continuare le sperimentazioni sui petali. E sempre qui fece le sue prime osservazioni scientifiche e insegnò agli studenti universitari. A lui si deve la prima metodica classificazione moderna di piante, animali e minerali. “Nomen omen” direbbero i latini: Linneo, all’anagrafe Carl Nilsson, aggiunse infatti al suo cognome la parole “Linnaeus” cioè la latinizzazione dello svedese “lind”,“tiglio” perché uno splendido esemplare di questa pianta si trovava nella tenuta della sua famiglia.
Ogni parte del giardino riflette le sue idee e ogni pianta è stata attentamente scelta per ricordare i suoi intenti educativi. Accanto ad esso si sta progettando un “green rehab center” che sarà gestito dallo psicologo di fama Gunnar Lundin: un centro di riabilitazione che sfrutta le straordinarie proprietà terapeutiche che le piante e i fiori hanno da sempre per l’uomo.
Oggi il giardino di Linneo torna ad essere una “sineddoche”, una parte per il tutto: il prototipo del giardino ideale dove tutte le specie che aveva classificato trovarono e trovano ancora una collocazione e insieme una classificazione, con il sistema binomiale di origine aristotelica ormai imprescindibile: due nomi latini, il primo riferito al genere di appartenenza e il secondo alla specie, per evitare ogni arbitraria e pericolosa interpretazione.
Marco Sandrini, Chief Landscape Designer di Sandrini Green Architecture